La beffa delle nozze del secolo
Poi vennero le cosiddette nozze del secolo - come le definirono i giornali. "Le nozze blindate a Cannes nel 1952 della Contessa fiorentina Sveva della Gherardesca col Principe russo Nicola Romanoff". Nicola era discendente dello Zar Nicola I e cugino in secondo grado dell'ultimo Zar Nicola II, assassinato durante la rivoluzione del 1917. A Cannes Giancolombo c'era andato col giornalista Luigi Vacchi, che non aveva delle buone notizie per lui: la cerimonia del matrimonio sarebbe avvenuta all'interno della chiesa russa locale e a nessun fotografo sarebbe stato permesso di entrare. Per l'appunto era un classico invito per il Giancolombo a nozze. Era come lanciargli una sfida. Il piano d'azione fu presto pronto e piuttosto audace: si sarebbe travestito fingendosi un papavero dell'alta società.
"Affittai un tight col cilindro nel miglior negozio di Cannes. Mi feci prestare da un teatro una dozzina di finte decorazioni piuttosto appariscenti. E tocco finale, noleggiai un'automobile adeguata: una Hispano Suiza foderata di pelli di Leopardo". Perfetto. Vacchi si prestò al gioco: mise uniforme e cappello da chaffeur, con tanto di guanti bianchi perché i dettagli in alta società fanno sempre la differenza. "Arrivammo davanti alla chiesa un quarto d'ora prima dell'inizio della cerimonia. E Vacchi, perfettamente entrato nella parte, scese, si tolse il cappello, e inchinandosi con gran stile mi aprì la portiera". La polizia non capì nulla, e neanche ci provò. Tutto era studiato nei minimi dettagli per non destare sospetti.
"Come potevano pensare che sotto il cilindro avevo una macchina fotografica, una rolleiflex".
Neppure il ciambellano di turno ebbe il minimo dubbio. Giancolombo era esattamente come doveva apparire. Nella sua dignitosa e nobile compostezza fu introdotto in chiesa in mezzo agli altri invitati. I colleghi fotografi lo riconobbero da dietro le transenne e cominciarono a protestare. Non ebbero il tempo di parlare che la polizia intervenne - come racconta un giornale dell'epoca - e ne manganellò pure qualcuno.
"Ma la copertura non saltò. Quindi arrivarono gli sposi e le porte furono sbarrate per dare inizio alla cerimonia". Era il momento: via il cilindro e fuori la macchina fotografica. Cominciarono i flash, molti e veloci perché in ogni momento poteva essere buttato fuori e i rullini sequestrati. Ma incredibilmente non successe nulla. "Gli sposi sorrisero, gli addetti alla sicurezza non intervennero, e gli invitati continuarono a seguire la cerimonia come niente fosse".
Era fatta: Giancolombo rimase fino alla fine, fece foto su foto, e poi se ne andò. Non che la cosa non seccò gli altri fotografi assiepati dietro le transenne fuori dalla chiesa. Ma il colpo era troppo audace e divertente perché non venisse apprezzato anche dai colleghi della concorrenza. Che naturalmente trasformarono la sua impresa in notizia del giorno. "Sui giornali diedero più spazio a me di quanto non ne ottenne la cronaca della cerimonia stessa". Con tanto di foto di Giancolombo, sorridente e soddisfatto, in tight di fianco alla limousine.
Bibliografia: Le vostre novelle - Settimanale illustrato - 2 luglio 1960; Oggi - Settimanale di politica attualità e cultura - 31 dicembre 1959; Corriere d'Informazione - 24/25 maggio 1962; Il Giornale - quotidiano - 14 novembre 1982