Il caso Rina Fort
Uno dei primi servizi che incisero di più sulla sua professione fu il caso Caterina Fort, una friulana conosciuta come Rina. "La signora aveva una relazione con un uomo, un catanese di nome Pippo Ricciardi. Peccato che il Ricciardi fosse sposato e che lei non lo sapesse". Neanche dei bambini sapeva nulla. Erano tre e tutti piccoli, più uno in arrivo e quasi giunto a destinazione. Quando lei lo scoprì impazzi letteralmente, trasformandosi in una belva assetata di morte - così raccontarono i giornali. Si recò a casa dell'amante assente e uccise la moglie e i tre bambini a colpi di bastone. A scoprirli fu Pina Somaschini, commessa del Ricciardi che in quei giorni si trovava appunto fuori Milano. Giancolombo era all'inizio della carriera e la cronaca nera, bianca o rosa che fosse era il suo pane quotidiano.
"L'imperativo del momento era arrivare sul luogo del delitto prima degli altri. E naturalmente eludere ogni divieto che limitasse la possibilità di fare foto. Giocoforza che il nostro fosse spesso un mestiere rocambolesco, in cui si sviluppava il gusto della sfida, e che si creassero leggende e miti che agli stessi fotografi piaceva alimentare". Lui nascose la macchina fotografica in tasca. E si presentò sul luogo del delitto come fosse lì un pò per caso. Gli riuscì bene: lo fecero entrare. Una volta dentro era talmente sconosciuto e male in arnese che quelli della polizia lo scambiarono per uno di loro, qualcuno mandato dalla scientifica a fare le foto del delitto. Tanto che tutti si fecero in quattro per assecondare quel giovanotto che sembrava così inesperto. "Le fotografie del massacro furono pubblicate in prima pagina dal Corriere Lombardo del 1° dicembre 1946. La polizia scientifica non apprezzò la beffa, e ci mise un attimo a sequestrare i negativi". Ma ormai era fatta e Giancolombo aveva ottenuto una delle sue prime e più famose copertine.
Riproduzione dei negativi sequestrati
Bibliografia: Le vostre novelle - Settimanale illustrato - 2 luglio 1960; Oggi - Settimanale di politica attualità e cultura - 31 dicembre 1959; Corriere d'Informazione - 24/25 maggio 1962; Il Giornale - quotidiano - 14 novembre 1982