La Lombardia vista dai Grandi Fotografi
12 - Giancolombo
Fascicolo in uscita con il Corriere della Sera
in collaborazione con Contrasto
2010
Un fotografo senza nome proprio e dai mille volti. Il nome
lo perde, inglobato nel cognome, per una svista di stampa, una contrazione trasformata in elegante soprannome.
È così che Gian Battista Colombo diventa Giancolombo, in
un giorno che decide la suacarriera. Lo stesso giorno in cui viene pubblicata una delle sue immagini più celebri: la foto della Contessa Bellentani , ritratta pochi istanti prima di uccidere con un colpo di pistola l’industriale e suo amante Carlo Sacchi a una serata di gala a Como.
“Da quella fotografia dipese il mio futuro. Il settimanale
Tempo ne fece la copertina, il Corriere Lombardo la pubblicò
in grande nella prima pagina, giornali di tutto il mondo me la chiesero. Mi fruttò la più alta cifra che fosse mai stata pagata fino ad allora in Italia per un singolo fotogramma. Fece conoscere il mio nome.”
Fino a quel momento era stato ancora indeciso sulla strada
da percorrere, aveva interrotto gli studi universitari ma
il padre lo voleva ingegnere. Dopo l’incredibile successo editoriale di quella immagine non poteva avere dubbi: avrebbe legato la sua vita alla fotografia. Ma fece di più. Divenne una figura unica nel panorama del fotogiornalismo italiano, testimone brillante di un tempo di grande fermento sociale e culturale.
Un fotografo dai mille volti, appunto: cronista e fotoreporter,
cantore della dolce vita milanese e direttore di agenzia,
imprenditore di grande intuito e maestro di altri fotografi.
Tutto ciò ha inizio nella Milano del dopoguerra. Giancolombo
è di famiglia milanese ma nasce a Venezia nel 1921 dove comincia gli studi di ingegneria, forzatamente interrotti
dalla guerra. Viene arruolato, va in Albania, poi in Francia.
Catturato dai tedeschi passa un anno in campo di concentramento in Polonia. Dopo il congedo è di nuovo a Venezia: “Alla fine della guerra, tornato dal campo di concentramento …”. Inizia così, in maniera quasi fortuita
la sua carriera di “cronista con macchina fotografica”. Giancolombo è un giovane intraprendente, dotato di grande spirito e gusto per la sfida. In giro per la città con la lambretta, fotografa il bel mondo milanese e i comizi di
piazza, la vita quotidiana e la cronaca nera.
Avrà mille storie da raccontare come quando si fa passare
da fotografo della scientifica per il servizio sul delitto Rina
Fort, da turista inglese per le foto scattate a Winston Churchill mentre si bagna al lido di Venezia, o da elegante esponente dell’alta società durante le ‘’nozze del secolo’’
tra la contessa Sveva della Gherardesca e Nicola Romanov.
È sempre Giancolombo a tornare a casa con gli scatti migliori, suscitando l’invidia ammirata degli altri fotografi.
Nel 1972 il giornale La Notte, così parla di lui:
“E’ stato uno dei personaggi più fantasiosi del fotogiornalismo
degli anni cinquanta, essendo dotato di uno spiccato senso dell’umorismo. Ha sempre lavorato divertendosi”.
Così divertendosi ha saputo raccontare un paese che scopriva
una vitalità e una speranza nuove, una società che poteva per la prima volta, attraverso le immagini, guardare allo specchio le proprie miserie, così come la propria voglia di riscatto.
Sono gli anni in cui si afferma il fotogiornalismo in Italia, con
la nascita dei rotocalchi e la conoscenza dei miti della Press
americana. Le foto di Giancolombo fanno il giro del mondo e
la United Press, una delle più importanti agenzie fotografiche, gli chiede di dirigere il servizio giornalistico fotografico per l’Italia settentrionale. Nel 1949 il suo spirito di indipendenza lo porta a compiere un altro passo avanti e a fondare l’agenzia Giancolombo News Photos, a cui si affidano tutti i principali quotidiani e settimanali italiani ed esteri e che formerà un’intera generazione di fotogiornalisti.
Nel frattempo Giancolombo non abbandona la macchina fotografica, ma continua a documentare coniugando scoop mondani, cronaca nera e il racconto della vita quotidiana in immagini di grande lirismo e ricercatezza formale. Milano trova in lui uno dei suoi testimoni più sensibili; Giancolombo ne racconta le trasformazioni urbanistiche e sociali, la dolce vita,
i locali notturni, gli svaghi, le case di ringhiera, le domeniche
di sole all’idroscalo, i costumi e le abitudini che cambiano.
Con il suo elegante bianco e nero e l’attenzione sempre rivolta alla dimensione umana della città, è riuscito a raccontare di Milano soprattutto lo spirito di rinnovamento civile e culturale e un’atmosfera di liberatoria vitalità.
Alessia Tagliaventi